Sport anomalo il tennis, almeno per quanto riguarda il trattamento delle notizie relative positività del processo antidoping. Se per esempio in atletica viene subito comunicata la positività e comminata la sospensione, poi si attende l’esito dell’eventuale ricorso e della controanalisi ed eventualmente si procede a squalifica, qui tutto viene tenuto riservato fino alla fine.
È il caso di Jannik Sinner, risultato positivo al Clostebol ad aprile, alla fine del torneo di Indian Wells. Successivi approfondimenti lo hanno scagionato, dando la colpa al fisioterapista che lo avrebbe contaminato con una sostanza a sua insaputa durante un massaggio, e così niente squalifica. In pratica la sostanza sarebbe penetrata tramite una lesione cutanea del tennista altoatesino, ignaro della sua essenza dopante.
Attenzione però, niente squalifica sì, ma riconosciuta la responsabilità oggettiva, che comporta l’annullamento del risultato in quello specifico torneo. Quali sono le conseguenze dunque? Abbastanza modeste. restituzione del premio vinto e anche dei 400 punti accumulati per il piazzamento in semifinale.
L’azzurro può dunque tirare un sospiro di sollievo non solo per aver mantenuto la fedina pulita, ma anche perché non si tratta di un numero di punti tale da togliergli il numero uno in classifica, nemmeno se dovesse uscire al primo turno degli US Open, al via settimana prossima.
Attenzione però, in teoria la WADA (Agenzia mondiale antidoping) potrebbe fare ricorso avverso la sentenza, quindi potrebbe non essere finita qui.